Il fenomeno dei baby pusher a Roma ha assunto dimensioni allarmanti: nel 2024, 407 minorenni sono stati indagati per spaccio di droga. Questo dato, definito dalla procura minorile come un “fenomeno grave”, evidenzia come il reclutamento dei più giovani da parte dei clan della droga stia diventando una questione sociale di rilievo.
I metodi di spaccio si sono evoluti: consegne a domicilio effettuate con monopattini o bici elettriche per i più giovani e con auto o scooter a noleggio per chi ha appena raggiunto la maggiore età. La distribuzione avviene tramite chat private o app come Telegram, rendendo le operazioni di controllo sempre più difficili per le forze dell’ordine.
Il reclutamento dei minorenni
I clan criminali puntano sui minori per diversi motivi: impunità legale, capacità di passare inosservati e una maggiore facilità nel mimetizzarsi nel contesto urbano. Zone come Ostia, Tor Bella Monaca, San Basilio e Quarticciolo sono diventate epicentri di questo fenomeno. Qui, i ragazzi vengono impiegati come vedette, corrieri o spacciatori, svolgendo un ruolo cruciale nelle catene di distribuzione della droga.
Questo modus operandi non è una novità: già nel 2020, un’indagine denominata “Torri Gemelle” aveva rivelato come diversi gruppi criminali utilizzassero minorenni per la vendita di stupefacenti. La pratica non solo continua, ma è in costante aumento, come sottolineato dal procuratore generale Giuseppe Amato e dal presidente della Corte d’Appello Giuseppe Meliadò, che ha evidenziato il numero crescente di processi legati a stupefacenti con il coinvolgimento di giovani incensurati e appena maggiorenni.
I numeri del fenomeno
Secondo le autorità, i 400 minorenni indagati provengono perlopiù dalle periferie romane, dove la criminalità organizzata sfrutta il disagio sociale per reclutare nuove leve. Torrevecchia, Quarticciolo e Bastogi sono solo alcuni dei quartieri dove i giovani pusher vengono fermati con carichi di droga pronti per la vendita.
Un esempio emblematico è quello dei fratelli arrestati a Bastogi: un 15enne e un 17enne, sorpresi dai carabinieri con sostanze stupefacenti pronte per lo spaccio. O ancora il caso di un gruppo di ragazzi tra i 17 e i 23 anni a Ostia, che utilizzavano un appartamento occupato come base operativa per vendere droga.
Le nuove modalità di spaccio
Le modalità di spaccio si sono adattate alle tecnologie moderne: i clienti contattano i baby pusher tramite chat private o gruppi su Telegram, e la droga viene consegnata direttamente a domicilio. I minorenni si spostano con monopattini o bici elettriche, mentre i giovani maggiorenni utilizzano mezzi a noleggio per eludere i controlli. Queste nuove dinamiche rendono le indagini più complesse, poiché i contatti avvengono in modo rapido e discreto, senza punti di riferimento fissi.
L’impatto sociale e giudiziario
L’aumento di processi legati al traffico di droga minore è un campanello d’allarme: quasi cinque casi al giorno riguardano reati connessi agli stupefacenti. L’impiego di adolescenti, spesso incensurati, rappresenta un ulteriore rischio per la tenuta sociale delle periferie romane.