Roma, confiscati beni per 5 milioni a imprenditore legato al narcotraffico

Confiscati beni per 5 milioni a un imprenditore romano coinvolto nel narcotraffico e legato alla 'ndrangheta. Operazione della Questura di Roma

droga gra

Maxi confisca di beni tra Roma e la Sardegna per un valore di circa 5 milioni di euro. La Divisione Anticrimine della Questura di Roma ha eseguito un provvedimento di confisca ai sensi della normativa antimafia, emesso su proposta del Questore di Roma. Il destinatario è un imprenditore romano di 55 anni, attivo nei settori delle costruzioni, della ristorazione e del mercato immobiliare, ma coinvolto da anni nel traffico internazionale di droga.

Le indagini e la confisca

L’operazione è la fase conclusiva di un’inchiesta avviata nel novembre 2023, quando il Tribunale di Roma aveva disposto il sequestro delle sue attività economiche e delle sue disponibilità finanziarie. Gli accertamenti hanno dimostrato che l’uomo occultava il patrimonio illecito attraverso familiari prestanome, con una ricchezza accumulata in modo sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati al fisco. Ora i beni confiscati saranno gestiti dallo Stato tramite l’Amministrazione Giudiziaria.

Legami con la ‘ndrangheta e il narcotraffico

L’imprenditore era già stato coinvolto nel 2015 in due importanti operazioni di polizia giudiziaria. La prima, coordinata dalla D.D.A. di Reggio Calabria, aveva portato all’arresto di membri delle potenti cosche Alvaro, Brandimarte, Pesce e Bellocco, grazie alla collaborazione con la Guardia Civil spagnola e la DEA americana. La seconda inchiesta, invece, aveva colpito un’organizzazione criminale con base a Roma e ramificazioni internazionali, specializzata nell’importazione di ingenti carichi di droga dal Sud America.

L’accusa di favoreggiamento e il riciclaggio di denaro

Le indagini hanno rivelato che l’imprenditore aveva ospitato un esponente di spicco della cosca Alvaro durante la sua latitanza e manteneva contatti diretti con un broker romano per l’importazione di cocaina. I proventi illeciti venivano poi riciclati in società, immobili, imbarcazioni e perfino cavalli da corsa, attraverso intestazioni fittizie e operazioni di autoriciclaggio.

Il Tribunale ha riconosciuto la pericolosità sociale dell’imprenditore, accogliendo la ricostruzione patrimoniale della Sezione Misure di Prevenzione Patrimoniali della Questura di Roma. La confisca rappresenta un duro colpo agli asset finanziari della criminalità organizzata, sottraendo importanti risorse al narcotraffico.

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