Le sigle sindacali tornano a far sentire la propria voce, chiedendo al Comune di Roma un adeguamento delle tariffe taxi in linea con l’inflazione. La richiesta, formalizzata con una lettera inviata il 31 marzo 2025 all’assessore alla Mobilità Eugenio Patanè e al presidente della commissione consultiva Roberto Baldetti, si basa sul regolamento comunale che prevede un aggiornamento annuale dei prezzi in base all’indice Foi (famiglie di operai e impiegati).
Il precedente adeguamento risale a luglio 2024, quando furono introdotti aumenti significativi: la “corsa minima” fu fissata a 9 euro nei feriali e 12 nei festivi, mentre le tariffe fisse verso gli aeroporti salirono rispettivamente da 50 a 55 euro per Fiumicino e da 31 a 40 euro per Ciampino. Anche le quote iniziali per le corse a tassametro vennero aumentate: da 3 a 3,5 euro per le diurne e da 7 a 7,5 euro per le notturne. Nonostante l’aumento, né gli utenti né i tassisti si sono detti pienamente soddisfatti.
Ora, con l’estate alle porte e l’inflazione in costante crescita, le sigle sindacali tornano alla carica. Tra queste Fit Cisl Lazio, Ugl Taci, Uritaxi, Federtaxi Cisal, Legacoop, Confcooperative, Can taxi e molte altre, che chiedono l’avvio di un confronto per aggiornare le tariffe tenendo conto dell’indice inflattivo a partire da febbraio 2024. Un adeguamento che comporterebbe ulteriori rincari per i cittadini, alimentando il dibattito sulla sostenibilità economica del trasporto pubblico non di linea.
Mentre si discute di aumenti, però, decine di vincitori del bando per nuove licenze taxi restano in una situazione di completa incertezza. Nonostante le promesse del Campidoglio, gli errori nelle graduatorie definitive non sono stati corretti e gli esclusi della cosiddetta “terza opzione” restano ancora in attesa, senza un calendario chiaro per l’avvio del servizio.
Il silenzio su questi temi da parte dei sindacati è stato duramente criticato. Secondo alcune testimonianze, molti aspiranti tassisti hanno già anticipato spese significative: fino a 75.500 euro per una licenza, oltre a oltre 30.000 euro per l’acquisto di un veicolo. Ma nonostante gli investimenti, nessuno sa quando si potrà effettivamente iniziare a lavorare. Una situazione che alimenta frustrazione e preoccupazione tra chi ha lasciato altri impieghi o si trova disoccupato.
In un messaggio arrivato in redazione il 1° aprile, un candidato ha descritto l’ansia crescente che accompagna da mesi chi attende solo di poter iniziare a lavorare: “Non abbiamo certezze, ci sentiamo abbandonati. È vergognoso”. Le associazioni sindacali sono state accusate di concentrarsi sui diritti di chi già lavora, dimenticando chi sta cercando di entrare nella professione.
In parallelo, emergono contrasti anche sulla gestione dei proventi delle licenze, con l’80% dei ricavi che andrà ai tassisti attualmente in attività, lasciando i nuovi operatori con poche tutele e grandi spese da affrontare. Il silenzio istituzionale e sindacale su queste problematiche rischia di alimentare ulteriormente il malcontento.
La vicenda assume contorni ancora più critici se si considera l’interesse di piattaforme come Uber, pronte ad assorbire chi, deluso dal sistema pubblico, cerca alternative lavorative nel settore privato.