Dal 14 al 23 maggio, l’Opera di Roma celebra i 250 anni dalla prima dell’opera Il re pastore di Wolfgang Amadeus Mozart, portando in scena una nuova produzione al Teatro Nazionale. Questo titolo, che segna il debutto della regista Cecilia Ligorio con la Fondazione, invita il pubblico a riflettere su temi universali come le scelte che definiscono l’esistenza umana, il confronto con i propri limiti e desideri, e la ricerca della propria autentica natura.
Un’opera che esplora la nostra essenza più profonda
Come sottolineato dalla stessa Ligorio, Il re pastore non è solo un’opera musicale, ma un’occasione per interrogarsi sulla propria identità. “Non è solo un viaggio attraverso la musica di Mozart, ma un’esplorazione delle scelte che plasmano la nostra esistenza,” afferma la regista. “Ci invita a chiederci quale sia la nostra vera natura, indipendentemente dalle condizioni esterne che ci vengono imposte.” Un messaggio che, nel contesto della musica di Mozart, si trasforma in un invito a ascoltare profondamente e ad agire con il coraggio della sincerità.
Il cast e la direzione musicale
Sul podio, Manlio Benzi dirigerà l’Orchestra dell’Opera di Roma, con una particolare attenzione alla struttura dell’opera, che è descritta dal direttore come una “Serenata scenica”, un’opera incompleta dove le drammaturgie delle coppie ricordano il celebre Così fan tutte. I protagonisti di questa nuova produzione sono il tenore Juan Francisco Gatell nel ruolo di Alessandro, il monarca razionalista, e il mezzosoprano Miriam Albano, che interpreta Aminta, il re pastore. Le figure femminili, simbolo dell’amore che attraversa l’opera, sono rappresentate da Francesca Pia Vitale, nei panni della ninfa Elisa, e Benedetta Torre, che dà voce alla principessa Tamiri, travestita da pastorella.
Una prima assoluta e la ripresa a Roma
Il re pastore, scritto da un diciannovenne Mozart su libretto di Pietro Metastasio, debuttò nel 1775 a Salisburgo. Sebbene l’opera non abbia mai avuto grande fortuna, a Roma è stata messa in scena solo una volta, il 13 ottobre 1988, diretta da Wolfgang Rennert. Ora, l’Opera di Roma riprende questo titolo con una produzione pensata specificamente per il Teatro Nazionale, in una cornice che riflette le indagini artistiche della fondazione sui repertori meno frequentati.
Un’opera di rarefatta bellezza musicale
Con la sua partitura ricca e raffinata, Il re pastore rappresenta una delle prime opere di Mozart, che già a diciannove anni mostrava una straordinaria maturità musicale. Pur trattandosi di una composizione che può essere definita “incompleta” da un punto di vista drammaturgico, l’opera mantiene intatta la sua bellezza musicale e la sua capacità di trasmettere emozioni intense, offrendo al pubblico un’esperienza profonda e riflessiva.