Omicidio a Fregene: il materasso ordinato prima dell’arresto apre nuovi interrogativi sul caso Stefania Camboni

La 31enne Giada Crescenzi resta in carcere con l'accusa di aver ucciso la suocera a coltellate. Ma gli avvocati difensori indicano un dettaglio che potrebbe cambiare la narrazione dei rapporti familiari

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Il corriere ha suonato martedì pomeriggio al villino di via Santa Teresa di Gallura, a Fregene. Doveva consegnare un materasso. Ma alla porta non ha risposto nessuno: la destinataria del pacco, Giada Crescenzi, era già stata arrestata per l’omicidio di Stefania Camboni, madre del suo compagno Francesco Violoni. La donna è stata uccisa con 34 coltellate lo scorso 15 maggio.

Secondo gli avvocati della 31enne, Anna Maria Anselmi e Maria Grazia Cappelli, il materasso ordinato prima dell’arresto rappresenterebbe un elemento che contrasta con la ricostruzione dei rapporti tesi tra Crescenzi e la suocera. I legali sostengono che l’acquisto dimostrerebbe l’intenzione della donna di stabilirsi nella casa con il compagno, come segno di convivenza consolidata e rapporti distesi.

Le indagini: omicidio premeditato o lite degenerata?

Gli inquirenti, coordinati dalla Procura di Civitavecchia, non escludono il coinvolgimento di altre persone nell’omicidio di Stefania Camboni. Gli investigatori del nucleo operativo dei carabinieri di Ostia stanno cercando di chiarire quando il materasso sia stato acquistato e se l’ordine abbia davvero una connessione con l’intenzione di restare a vivere nella villetta, oppure se ci sia un’altra spiegazione.

Un elemento sospetto che alimenta i dubbi è la ricerca effettuata da Giada Crescenzi su Google proprio il 15 maggio, giorno dell’omicidio: «Come smacchiare un materasso sporco di sangue». Una coincidenza che getta ombre sulla versione difensiva, secondo cui i rapporti con Camboni erano sereni.

Testimonianze locali: una situazione tesa

Solo pochi giorni prima del delitto, l’8 maggio, Crescenzi aveva pubblicato un annuncio su Facebook: «Io e il mio compagno cerchiamo un posto dove andare. Stiamo in una situazione critica. Dormiamo pure per terra», segno evidente di un malessere abitativo e relazionale.

Inoltre, secondo quanto riportato in atti investigativi, la donna lamentava comportamenti problematici della suocera, accusandola di andare in giro a chiedere denaro e minacciare persone del quartiere. Frasi che confermerebbero i rapporti conflittuali già noti agli inquirenti.

Il mistero del materasso consegnato troppo tardi

Il dettaglio della consegna del materasso, arrivato cinque giorni dopo il delitto, rischia ora di diventare un nodo centrale dell’inchiesta, nel tentativo della difesa di smontare l’accusa di premeditazione. Ma per gli investigatori rimangono forti i sospetti su una dinamica più complessa, in cui l’omicidio potrebbe non essere stato compiuto da Crescenzi da sola.

Nel frattempo, Francesco Violoni, figlio della vittima e compagno dell’indagata, è sotto esame da parte degli investigatori, che vogliono accertare il suo eventuale coinvolgimento nei fatti o se sia da considerarsi estraneo alla vicenda.

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