Giada Crescenzi rimane in carcere con l’accusa di aver ucciso Stefania Camboni. È quanto stabilito dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Civitavecchia, che ha disposto una misura di custodia cautelare in carcere, pur non convalidando formalmente il fermo.
Durante l’interrogatorio di convalida, la 30enne ha scelto di non rispondere alle domande, avvalendosi della facoltà prevista dalla legge. L’omicidio si è consumato a Fregene, nella notte tra giovedì 15 e venerdì 16 maggio. Le indagini della procura proseguono serrate: la procura contesta a Crescenzi l’omicidio aggravato dalla minorata difesa e dall’abuso di relazioni domestiche e di ospitalità.
Secondo quanto riferito, non sono ancora stati ritrovati né l’arma del delitto né il telefono della vittima, elementi chiave che potrebbero fare luce sulla dinamica dell’accaduto. Inoltre, sul corpo della presunta responsabile non sarebbero stati riscontrati segni di colluttazione, elemento che la difesa intende sottolineare.
“È molto provata, ma continua a dichiararsi estranea ai fatti,” ha dichiarato l’avvocato Anna Maria Anselmi, legale di Giada Crescenzi. “Attendiamo di leggere l’ordinanza per valutare se ricorrere al Tribunale del Riesame.”
Il caso ha suscitato forte attenzione mediatica, sia per la gravità del fatto che per il contesto relazionale che lega indagata e vittima. Gli inquirenti stanno ora concentrando gli sforzi su ulteriori accertamenti tecnici e testimonianze, con l’obiettivo di ricostruire con precisione quanto avvenuto in quella tragica notte.