Crack e cocaina in casa: scoperto laboratorio di un ottantenne

Un ottantenne gestiva un vero e proprio centro di confezionamento in un alloggio popolare: arrestati in quattro

Ottant’anni e una vita all’apparenza ordinaria, tra le palazzine grigie di via Fabriano, nel cuore di San Basilio. Ma dietro quella porta, un appartamento popolare nascondeva una delle basi operative più attive per la lavorazione del crack nella Capitale. A gestirlo, proprio l’anziano residente, già noto alle forze dell’ordine.

All’interno dell’abitazione, trasformata in una vera centrale per lo spaccio, i poliziotti del IV Distretto hanno rinvenuto due chili di cocaina pura, panetti già tagliati, bilancini di precisione, bustine per il confezionamento e oltre 30.700 euro in contanti.

L’irruzione dopo settimane di indagini

L’operazione è scattata la sera del 21 maggio, dopo settimane di pedinamenti e controlli incrociati da parte del commissariato di San Basilio. Gli investigatori hanno disposto un appostamento nei pressi dell’appartamento, aspettando il momento giusto per agire.

Poco dopo le 23, tre uomini sono entrati nella casa. Pochi minuti dopo, gli agenti hanno fatto irruzione, cogliendo tutti con le mani nella droga. Nessuna via di fuga, nessuna scusa possibile. Tutti e tre — padri di famiglia con lavori saltuari — stavano preparando le dosi.

L’appartamento trasformato in laboratorio

Una delle stanze era stata completamente adibita a laboratorio artigianale: fornelli, strumenti per il taglio e utensili per la trasformazione della cocaina in crack. In gergo, si tratta di una “retta”, ovvero una base sicura e operativa dove raffinare e confezionare la droga da immettere sul mercato.

Secondo gli inquirenti, l’organizzazione era ben strutturata e garantiva un guadagno settimanale tra i 10 e i 15 mila euro. L’abitazione dell’anziano era diventata un punto chiave per l’intero quartiere.

Arrestati i quattro uomini, si indaga sulla rete

I quattro soggetti — incluso l’ottantenne — sono stati arrestati con l’accusa di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, aggravata per quantità e modalità organizzativa.

Le indagini proseguono per verificare se la “retta” di San Basilio fosse parte di una rete criminale più ampia e ramificata sul territorio romano.

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